La scomparsa nel nulla di Daniele Potenzoni – L’abisso dell’incertezza, il dolore del non conoscere.

Intervista a Luca Potenzoni, fratello di Daniele.

Dedico questo mio contributo a tutti coloro che serbano un profondo dolore per un caro perduto o scomparso. Per chi, dilaniato dalla sofferenza dell’incertezza, fatica a trovare il cammino di un nuovo giorno o di un futuro. Alle persone che debbono combattere con l’angoscia di un vuoto non colmato. A coloro che, nonostante tutto, seguitano ad attendere sulla riva della speranza.

L’incertezza, il dubbio, il tormento di non sapere, non conoscere. L’abisso dell’ignoto. In tempi dominati dallo scenario del Covid-19, in una realtà che ha capovolto le nostre abitudini e ciò che sembrava solido e imperturbabile, ritorna tangibile la riflessione sul dolore di ciò che rimane senza risposte, senza verità.  Quando vi è la scomparsa di qualcuno, a questo tragico evento segue il profondo dolore dei cari che assistono impotenti ad una totale sparizione, che vedono inghiottito nel nulla un affetto, con l’apertura di un vuoto che non si colma, uno squarcio di angoscia che permane, insoluto. Il 10 giugno 2015 Daniele Potenzoni, giovane autistico di 36 anni, svanisce nel nulla durante una gita nei pressi della stazione Termini; il ragazzo si perse nella folla e nel caos della metropolitana, e da quel momento fu come vederlo inghiottito dalla città, nessuna traccia, nemmeno l’ombra di Daniele: inutili le ricerche delle forze dell’ordine e dei numerosi volontari che si sono prestati. Nel corso di questi anni, molte le segnalazioni di possibili avvistamenti, che si sono rivelate alla prova dei fatti false piste, nulla di concreto, ogni speranza è caduta nel vuoto. Il padre di Daniele, Francesco Potenzoni, non si è mai arreso, continuando ad appellarsi ai media, allo Stato e aggrappandosi ad ogni possibilità di ritrovare suo figlio, quel ragazzo che è scomparso inspiegabilmente nel nulla lasciando un vuoto e un dolore enorme nei cuori dei suoi affetti familiari, ma anche il tormento abissale del non conoscere, del non sapere chi o che cosa ha determinato la sparizione di un giovane verso cui nessuno serbava rancore  o interesse  nel nuocere. Nella impossibilità concreta di poter fare qualcosa che dia una svolta nelle ricerche e possa rischiarare la via verso la verità, ho deciso di dare spazio per la prima volta al vissuto del fratello di Daniele, Luca Potenzoni, che ha affrontato in prima linea il tormento di questi lunghi anni di incertezza, domande prive di risposte, ipotesi, speranze da tenere vive. Qui di seguito le domande che gli ho posto, per gettare nuova luce sugli eventi, mostrando nel contempo tutte quelle che sono le asperità dei sentimenti contrastanti rispetto alla scomparsa di un proprio caro, che si vive sulla propria pelle:

1)Venire a conoscenza di una verità spiacevole o continuare a rimanere nell’incertezza, che con sé porta tormento, ma anche la possibilità della speranza? Dopo 5 anni dalla scomparsa di Daniele cosa sarebbe più auspicabile?

Allora a volte si dice è meglio una brutta verità che una fantastica bugia, questa cosa la condivido in parte, perché da un lato è bello rifugiarsi nelle  speranze che danno un po’ di sollievo, ci rincuorano ma poi capisci che per quanto possa essere spiacevole è meglio anche una brutta verità che rimanere nel limbo …però dentro di me sento che questo non è il caso…non è una storia con un finale triste…perché io sento che mio fratello Daniele è vivo, è da qualche parte là fuori, certo 5 anni senza una notizia e senza nulla di concreto sono tanti e capisco che gli scenari che si aprono sono tantissimi e alcuni anche molto cupi…però io sono ancora positivo mi va di credere ancora nel bel finale. Tu mi chiedi: cosa sia più auspicabile? Non so darti una risposta precisa a questa domanda, come ti ho già detto dopo 5 anni si aprono scenari quasi infiniti io voglio optare per il migliore e continuo a sperare anche se il non sapere ti logora dentro…

2)Le prime 24 ore dalla scomparsa di una persona sono cruciali, per le indagini e la possibilità di un ritrovamento. Pensi che nel caso di Daniele siano stati commessi errori che hanno portato ad un fallimento investigativo? Come può un ragazzo svanire così nel nulla?

-Dici bene le prime 24 ore sono fondamentali quando si tratta di una persona che scompare e nel caso di una persona con problemi possono essere anche vitali…credo che qualcosa non ha funzionato, la macchina si è messa in moto in ritardo, le ricerche non sono partite in maniera rapida c’è stato un inizio lento e confuso. Non so di chi sia la colpa e non mi va nemmeno di fare le solite polemiche perché le cose credo siano abbastanza evidenti… come può un ragazzo svanire cosi nel nulla? Bella domanda…anche se effettivamente sembra che mio fratello sia sparito nel nulla, io penso che vada cercato penso che ci sia necessità di rifare un lavoro investigativo dal principio o almeno tentare…

3)Hai dedicato alla scomparsa di Daniele un rap: sei riuscito in questi anni, anche ricorrendo all’arte, ad elaborare, canalizzare e mitigare almeno in parte il dolore? Come fratello, cosa ti auguri, e quale scenario hai ipotizzato dopo tutti questi anni, anche rispetto alle possibilità vagliate nelle investigazioni?

Si è cosi, a 7 mesi dalla scomparsa durante il primo natale senza Daniele la collera, la tristezza era insopportabile, cosi ho preso carta e penna e ho scritto quel pezzo dove mi sfogavo e analizzavo a modo mio tutta questa situazione assurda…mi è stato di aiuto perché sono riuscito a sfogare lunghi mesi di tensioni e di paure…questa mia capacità di scrivere e fare musica mi ha aiutato e ancora oggi mi aiuta molto…senza una valvola di sfogo situazioni come questa ti possono portare alla pazzia…perché la tua vita viene stravolta da un evento cosi drammatico e ti cambia anche un po’ dentro…capita di svegliarsi in piena notte con incubi tremendi e delle volte che ti senti cosi lontano da tutto quello che ti sta intorno perché anche se non ne parlo tantissimo il pensiero c’è, non mi lascia mai…quello che mi auguro è che ovunque sia Daniele stia bene, tenendo conto anche degli scenari più drammatici. Mi sono fatto varie idee durante questi anni e quella più forte, quella a cui credo di più è questa: credo che Daniele fin dal primo giorno sia stato avvicinato o da una persona o da più persone che vivono per strada e magari lui impaurito vedendosi solo sentendosi perso si sia aggregato a queste persone e forse girano per l’ Italia insieme, forse Daniele crede che sia ancora in gita e aspetta che qualcuno vada a prenderlo. Come ti ripeto non voglio credere negli scenari più cupi, perché sento che è vivo. Lo so, che è fuori da qualche parte e anche se l’attesa in questi casi è qualcosa che ti uccide, continuerò ad aspettare e sperare.

Concludo l’intervista e ringrazio sentitamente Luca Potenzoni, che si è prestato rispetto alla stesura di questo contributo, mettendo nero su bianco i propri sentimenti, le angosce e le speranze che in questi dolorosi cinque anni hanno caratterizzato la quotidianità di una vita che prosegue il suo corso, pur in seguito ad un evento che la segna in modo imperituro. Il mio augurio affinché la luce della verità possa mettere fine al tormento dell’ignoto, alle correnti alternate dell’incertezza, anche se quest’ultima, per citare in chiusura Henri-Frédéric Amiel, rimane “il rifugio della speranza”.

Dott.ssa Alice Mignani  – Assistente sociale, Criminologa ed Educatore Professionale


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